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- Agosto 2010 - XVI Corso della scuola di formazione di Arcevia.
- Agosto 2010 - Scuola Estiva di Arcevia 2010: aperto il cantiere per l'appuntamento di agosto
Agosto 2010 - XVI Corso della scuola di formazione di Arcevia.
LE STORIE D'ITALIA NEL CURRICOLO VERTICALE
(DAL PALEOLITICO AL PRESENTE)
XVI CORSO DI AGGIORNAMENTO SUL CURRICOLO DELLE OPERAZIONI COGNITIVE E DELLE CONOSCENZE SIGNIFICATIVE IN STORIA
ARCEVIA 24-27 AGOSTO 2010
1. Cittadini e storie d'Italia
Conoscenza e comprensione servono per valutare le azioni che riguardano la gestione dei territori e dei beni culturali, per partecipare alla discussione politica, per prendere decisioni, per fare gli amministratori ...
2. Storia o storie d'Italia?
Perché nel nostro corso preferire il plurale? perché nell'insegnamento la conoscenza del passato dell'Italia si dovrebbe costruire con la pluralità delle storie delle civiltà paleolitiche e italiche, con la pluralità delle storie regionali e locali, con la pluralità delle interpretazioni. Noi non proponiamo "una" storia d'Italia
3. Le storie d'Italia hanno prodotto il patrimonio culturale
L'Italia è il paese dei siti e dei musei archeologici che contengono le tracce della presenza di gruppi umani paleolitici e neolitici e della civiltà romana e medievale. L'Italia è il paese dei centri urbani storici di impianto medievale e rinascimentale e ottoAnovecentesco. L'Italia è il paese delle chiese e dei conventi e di castelli e di palazzi di molte corti principesche. L'Italia è il paese dei paesaggi costruiti durante secoli e rimodellati man mano fino alla fine del ‘900. L'Italia è il paese dei tanti archivi di stato e locali e delle tante biblioteche che conservano edizioni rare. L'Italia è il paese dei teatri e della produzione di tante forme musicali. Tutti i beni culturali sono le tracce della presenza e delle attività svolte dalle comunità che si sono avvicendate nei diversi territori italiani.
Storie d'Italia e beni culturali (e patrimonio culturale) sono un'endiadi: la conoscenza delle storie dovrebbe portare alla conoscenza dei beni culturali; la conoscenza dei beni culturali dovrebbe portare a pensare le storie d'Italia. Nell'insegnamento, conoscenza delle storie e conoscenza del patrimonio culturale dovrebbero procedere mano nella mano.
4. La concezione di patrimonio culturale cambia l'atteggiamento verso la storia
I vari beni culturali presenti sul territorio italiano rendono conto della stratificazione e dell'intreccio di storie. Oggi rivendichiamo come patrimonio culturale comune non semplicemente le tracce territoriali, ma le storie che le hanno prodotte: perciò una storia costruita e raccontata come opposizioni ed esclusioni oggi può essere percepita come intreccio di storie e come l'assunzione valoriale dei beni culturali che esse ci hanno trasmesso ci porta a includerle nella stessa storia.
Rivendichiamo come parte della nostra storia i beni culturali prodotti dai Longobardi, dai Bizantini, dalle tante famiglie principesche (Montefeltro, Malatesta, Medici, Gonzaga, Este, Savoia ecc.), dalle Repubbliche, dallo Stato pontificio, dalle dinastie straniere, dalle donne e dagli uomini delle classi lavoratrici e dalle minoranze nazionali, malgrado che i processi consecutivi abbiano fatto finire le storie particolari. Oggi abbiamo la possibilità di conoscere a mente fredda, analitica, critica aspetti e processi che hanno riguardato molteplici soggetti la cui storia si è svolta in opposizione alla idea di unità nazionale.
5. Quali conoscenze delle storie d'Italia?
Per più di un secolo nelle scuole si è insegnato che l'Italia ha avuto un passato glorioso con Roma e il suo impero, un passato vergognoso per la invasione di popoli "barbari", un passato glorioso con la civiltà comunale, un passato vergognoso con la divisione in una pluralità di stati e principati e con la dominazione straniera, la resurrezione gloriosa con il processo "risorgimentale". Secondo tale impostazione, la conoscenza essenziale per un buon suddito del Regno era quella riguardante i protagonisti e i fatti del Risorgimento, magari mitizzati.
A 150 anni dall'Unità è cambiato tutto il contesto e quelle storie non sono più credibili. Noi non abbiamo più bisogno di miti per aderire all'unità d'Italia. Essa è un dato da 150 anni e viene messa in discussione da chi crea miti e invenzioni del passato contrapposti a quelli risorgimentali. Oggi abbiamo bisogno di conoscenze ben fondate e adeguate a nutrire il pensiero storico e critico. Nella storiografia tutte le età del passato dell'Italia sono state meglio indagate e se ne sono proposte rappresentazioni più comprensive: le storie dei popoli italici sono meglio conosciute e ci fanno conoscere aspetti e processi delle singole regioni storiche; la conoscenza della civiltà romana non è ridotta alla grandezza di Roma e alla costruzione del suo dominio imperiale ma rende conto della complessità e articolazione multiculturale dell'impero; la fine dell'impero romano occidentale non è più solo un'età di disgregazione ma anche un'età tardo antica di produzione di forme di vita religiosa, sociale e politica e di processi il cui esito ha condizionato il futuro delle comunità
longobardi e bizantini e attività monastiche hanno plasmato territori. E poi arabi e normanni hanno segnato con la loro presenza una parte dell'Italia. Oltre la civiltà comunale, le civiltà delle monarchie e delle repubbliche e dei principati sono rappresentate come costruttrici delle storie che hanno condotto all'Italia
attuale. E non è più tempo di valutazioni a senso unico per i domini dei re asburgici in Italia. Le interpretazioni diverse del processo di unificazione nazionale fanno parte della cultura storiografica.
6. Come insegnare le storie d'Italia?
Si tratta, dunque, di ragionare su come sia possibile insegnare le storie d'Italia in modo da
- renderle significative per la comprensione del mondo attuale,
- renderle efficaci per la formazione delle competenze di cittadinanza,
- metterle in rapporto con le conoscenze a scala europea e quelle a scala mondiale, sia mediante gli intrecci sia mediante le comparazioni,
- sfruttare al massimo il rapporto con i beni culturali allo scopo di educare al patrimonio culturale,
- montarle in un curricolo continuativo e verticale che costruisca la cultura storica del cittadino italiano ed europeo.
La scuola di Arcevia
- è organizzata dall'IC di Arcevia, Montecarotto, Serra de' Conti di cui è dirigente Silvia Faggi Grigioni;
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è programmata scientificamente dall'Associazione "Clio ‘92";
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è realizzata grazie alla collaborazione di insegnanti ricercatori dell'Associazione "Clio ‘92".
Il corso è stato autorizzato dal MIUR con nota n.6675 del 14.07.2010