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La storia di Hula

 

LANDO LANDI, La storia di Hula. Un’avventura nella preistoria, Quaderni di Cooperazione Educativa MCE, edizioni Junior, Azzano San Paolo (BG), 2009

 

  di Vincenzo Guanci

 

  “Hula aveva circa nove anni. Era biondo con gli occhi chiari, piuttosto alto per la sua età  ma, forse, un po’ troppo magro. Come gli altri indossava una casacca senza maniche e pantaloni di morbida pelle di renna che gli arrivavano al polpaccio. Ai piedi aveva mocassini di cuoio di bisonte. A tracolla portava una borsa di pelle di cervo”.

Ecco il protagonista della nostra storia. Il racconto procede secondo i canoni della narrativa d’avventura, che appassiona da sempre bambini e ragazzi. Anche l’avventura vissuta da Hula non è nuova: sappiamo già di bambini, reali e mitici, allevati da una lupa.

L’originalità del lavoro di Landi sta nella costruzione programmaticamente ed esplicitamente didattica dell’intero libro. Ventitre pagine sono dedicate al racconto delle disavventure di Hula. Cinquantacinque sono occupate da 28 schede di lavoro; dieci sono le pagine che occorrono agli insegnanti per controllare agevolmente i risultati del lavoro compiuto dagli allievi. Un glossario essenziale ma utilissimo, e una prefazione che spiega i criteri didattici con cui è stato pensato e con cui va utilizzato, completano il volume.

Insegnare la storia costituisce un antico e perpetuo rovello  per quei docenti che ritengono sostanzialmente inutile e del tutto infruttuosa la più diffusa metodologia didattica fondata sul trittico lezione-manuale-verifica che vede, appunto, al centro il manuale. L’oggetto della storia insegnata è, in tal caso, il libro-di-storia, il libro-di-testo-di-storia,  il cui contenuto va “trasmesso” agli allievi perché lo apprendano e, possibilmente, lo memorizzino. La didattica implicita consiste, quindi, in buona sostanza, nell’escogitare tecniche per fare lezione, “spiegare" al meglio i contenuti del manuale e per aiutare gli allievi nello studio del manuale stesso.

“Ma per far comprendere la storia ai bambini – scrive Landi – non possiamo limitarci a farla leggere su un manuale. Nell’insegnamento della storia (…) dobbiamo, in primo luogo, porci il problema di come suscitare negli allievi l’interesse per l’argomento, perché lo sappiamo bene, è l’interesse che determina il coinvolgimento del discente e fa sì che l’apprendimento sia attivo, personale e permanente.”

Per l’insegnamento della preistoria, tuttavia, nell’opinione e nell’esperienza della generalità degli insegnanti questo problema non esiste. L’interesse e la motivazione di bambini e ragazzi per la conoscenza del mondo dei “primitivi” è scontato, automatico, innegabile. Viene in mente un libro di uno storico dell’argomento, Jean Clottes, che nelle prime pagine del suo La preistoria spiegata ai miei nipoti (Archinto, Milano, 2002) così immagina una conversazione con i suoi nipotini:

- Nonno, perché si parla di uomini “preistorici”, cosa vuol dire esattamente?

- Si chiamano così tutti gli uomini che sono vissuti prima della Storia, cioè prima dell’invenzione della scrittura. Per i gruppi umani relativamente “recenti”, che non possedevano la scrittura ma sono conosciuti attraverso gli scritti di altre culture, si parla di “Protostoria”.

- Quando è cominciata la Preistoria e quanto è durata?

- Non si possono indicare date precise. Gli uomini non sono apparsi all’improvviso sulla scena del mondo. Facciamo parte di una lunga,lunghissima evoluzione che, per noi umani, conta milioni di anni.

- E i dinosauri?

- Sono vissuti decine di milioni di anni prima degli uomini. Non ne parleremo, perché non fanno parte della nostra storia, che è la storia dell’Umanità.”

In questo modo Clottes cerca di sgombrare il campo dalla brutta abitudine, sottolineata da Landi nella prefazione al suo libro, per la quale “nella nostra scuola e, spesso, nei sussidiari la preistoria è ridotta a una specie di fiaba senza alcun aggancio con la storia degli uomini”.

La storia di Hula, al contrario, è un testo e un materiale didattico, con il CD allegato contenente lo schedario operativo,  che consente uno studio scientifico del Paleolitico, con il grande vantaggio di poter comprendere le strutture di una società umana nelle sue basi di fondo, in quanto sgombra delle molteplici varietà e complessità delle società del mondo attuale. Le schede di lavoro permettono di apprendere in modo operativo la tecnologia, l’economia, l’ambiente, l’arte, l’organizzazione sociale, gli insediamenti.

La storia, in questo modo, da “materia orale” diventa studio, ricerca, operazioni cognitive compiute su testi, foto e disegni appositamente preparati per costruire autentiche conoscenze storiche intorno ad un periodo lontanissimo del passato dell’umanità.

Ogni docente naturalmente potrà usare il prezioso materiale di Landi secondo le proprie sensibilità e priorità didattiche, e secondo la propria programmazione; ma non si può fare a meno di pensare a come e quanto di più si impara delle civiltà diverse dalla nostra, lontane nel tempo e nello spazio, costruendo, per esempio, un’accetta come quella di Hula (scheda n. 18) o una borsa di pelle (scheda n. 14) o una tenda dei cacciatori nomadi (scheda n. 11).  E pensiamo ancora a quante cose si possono offrire a bambini e ragazzi per la loro formazione storica,  attraverso opportune e auspicabili sinergie con i laboratori didattici dei vari musei archeologici della penisola!

 

Gennaio 2010

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