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Giovanni De Luna, Le ragioni di un decennio. (1969-1979)

Giovanni De Luna, Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria. Feltrinelli, Milano 2009.

A cura di Enzo Guanci

 

“Questo è un libro di storia molto particolare. Si potrebbe meglio definire un libro per la storia di certi anni, quelli che grosso modo vanno dalla strage di piazza Fontana del 1969 ai ’35 giorni’ delle lotte alla Fiat nel 1980”.

Così Giovanni De Luna presenta il frutto delle sue ricerche su un decennio cruciale della storia politica e sociale dell’Italia recente, che inizia con il movimento del Sessantotto e si conclude nel 1978 con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Anzi, la periodizzazione scelta da De Luna nel titolo del libro  vuole essere molto precisa, e con un certo puntiglio ne spiega la scelta esplicitando il punto di vista del racconto storico: quello delle morti di quei “militanti politici di sinistra che allora pagarono con la vita il loro impegno”. E quindi il suo vuole essere un racconto della militanza di sinistra di quel decennio. La narrazione non è ovviamente un’autobiografia, pur essendo stato l’autore uno dei protagonisti di quel periodo; al contrario, lo storico prende  il sopravvento sul testimone. L’analisi delle fonti è condotta con il consueto rigore metodologico, utilizzando ogni tipo di fonte disponibile, dai giornali ai volantini, dalle canzoni al cinema, fino alle lapidi poste in memoria.

Ne viene fuori un affresco di quella che veniva detta “sinistra extraparlamentare”, con al centro soprattutto Lotta Continua, dipinto attraverso le feroci dispute sui temi della violenza, dell’ “antifascismo militante”, della “centralità operaia”, del pendolo tra spontaneismo e organizzazione, di una nuova concezione della politica e dello Stato, dell’analisi della fase storica. E, last but not least, il devastante dibattito sul terrorismo. “Al centro di questo dibattito c’è Lotta Continua che dapprima si propone in concorrenza alle Br, orientandosi verso una concezione ‘offensiva’ ma contrapponendo la ‘violenza di massa’ a quella di ‘avanguardia’, poi rifiuta quel tipo di sfida e concentra tutte le sue risorse in una direzione opposta e alternativa a quella del Br. Questa linea viene sconfitta. Lotta Continua si disintegra per approdare (...) allo slogan rassegnato e impotente ‘né con le Br né con lo Stato’ “ (p.12).

Il percorso generoso ma fallimentare di una generazione di militanti che non si risparmia, in nome dell’utopia buona sessantottesca, viene spiegato dal contesto politico e sociale del periodo, a cui De Luna dedica pagine che illuminano fatti, avvenimenti, decisioni, altrimenti incomprensibili.

Il finale inizia il 10 settembre 1980, quando la Fiat annuncia il licenziamento di quasi quindicimila operai. La reazione fu fortissima: scioperi e manifestazioni tutti i giorni. Il 26 settembre il segretario del Partito Comunista, Enrico Berlinguer, si presenta davanti ai cancelli di Mirafiori a testimoniare la solidarietà dei comunisti agli operai in lotta. Il 14 ottobre il Coordinamento dei quadri intermedi della Fiat tiene un’affollata assemblea contro gli scioperi operai, seguita da quella che da allora sarà per sempre ricordata come “la marcia dei quarantamila”. E’ la sconfitta operaia.

“Con la sconfitta tutto fu schiacciato dal peso esorbitante del terrorismo e delle sue vittime. Un intero decennio fu riassunto nella definizione spettrale di ‘anni di piombo’ “. (p. 140)

 Alla formazione di questa memoria De Luna dedica il capitolo più interessante, a nostro avviso, del suo libro, intitolato “Tra memoria e oblio”.  Partendo dalla constatazione che “l’oblio e il silenzio furono la prima risposta alla delusione e alla sconfitta” lo storico ragiona in modo argomentato e originale sulla costruzione di una memoria pubblica intorno a quel decennio e dei soggetti che agiscono per costruirla: i partiti politici e i media innanzitutto, e poi il cinema (si pensi a Margarethe von Trotta, per esempio); e i pentiti, la scuola, le istituzioni, le ‘giornate della memoria’.

Alla fine, di quel decennio restano oggi ancora due memorie separate, quella dei fascisti e della dei sessantottini; ma De Luna ne ricorda anche una terza: “quella dei poliziotti e dei carabinieri che spararono e uccisero, dei giudici che li assolsero, degli apparati dello Stato che violarono le leggi e le loro stesse regole.” E se le prime due hanno il comune interesse a ricordare, la terza al contrario cerca di far dimenticare, coltiva l’oblio, spacciandolo per pace sociale.

 

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