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Antonio Gioia, Guerra, Fascismo, Resistenza. Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia, 2012

Antonio Gioia, Guerra, Fascismo, Resistenza. Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia, Rubbettino editore, Soveria Mannelli, 2012

A cura di Vincenzo Guanci

 

"Analizzare la struttura e i contenuti dei manuali di storia, anche in riferimento alle opportunità offerte dalle tecnologie per la didattica, può contribuire a riflettere sulla necessità di un nuovo modello educativo.

Oggi, infatti, occorre ridefinire le modalità di insegnamento-apprendimento; gli spazi e gli strumenti didattici; il percorso professionale dei docenti, a partire dalla formazione iniziale e in itinere; la relazione tra saperi della scuola e saperi della società; tra Scuola e Università."(p. 58)

Questa è la dichiarazione programmatica con cui A. Gioia chiude l'introduzione al suo volume nel quale in 387 pagine analizza 32 manuali di storia per i licei pubblicati tra il 1997 e il 2009.

Sono molti? Sono pochi? Lo stesso autore ricorda che il "Catalogo dei libri di testo destinato ai docenti delle scuole superiori" per l'a.s. 2010-2011 riporta 62 titoli per i licei; egli ne esamina quindi più della metà. Vengono esclusi i manuali per gli istituti tecnici e professionali "poiché in queste tipologie di scuole sono presenti diversi corsi sperimentali con, a volte, specifici programmi e libri di testo" (p. 55 n. 86).

 L'analisi dei manuali condotta da A. Gioia riguarda solo in minima parte il linguaggio dei manuali; egli, come annuncia nel titolo e nell'introduzione, si concentra sul trattamento che i 32 manuali riservano ad alcuni contenuti ritenuti "fondamentali per comprendere una delle fasi più importanti della storia d'Italia. Nel contesto drammatico della Seconda guerra mondiale si susseguono, infatti, la caduta del fascismo, il trauma dell'8 settembre, la feroce contrapposizione tra Repubblica Sociale Italiana e Resistenza, le rappresaglie e le stragi, il 25 aprile, Piazzale Loreto."

 Perché questi temi? Perché essi costituiscono lo scenario, lo sfondo che è alla base della nascita e formazione della Repubblica, dello Stato entro il quale i giovani studenti liceali vivono e costruiscono la loro personalità. 

Raccontare e presentare l'entrata in guerra della monarchia italiana fascista, la guerra mondiale, la Resistenza e il 25 aprile, secondo gli stereotipi consolidati da decenni di uso pubblico della storia condotto secondo i canoni consolatori degli "italiani brava gente" ha impedito al popolo italiano un'autentica riflessione autocritica sul proprio passato fascista e razzista. L'operazione, del resto, è stata legittimata  dalle élités intellettuali del dopoguerra e dall'universo dei media nazional-popolari. La scuola si è allineata, non solo con i suoi programmi ministeriali, ma anche e soprattutto con un insegnamento della storia condotto su manuali, che, con una precisione al limite della pedanteria, A. Gioia dimostra essere, in larghissima parte, funzionali ad una storia insegnata poco o niente problematica e sostanzialmente assertiva, avulsa  dal dibattito storiografico.

 Prendiamo, per esempio, l'armistizio dell'8 settembre sul quale i contrasti delle opinioni appaiono periodicamente non solo nel dibattito accademico tra storici ma su quotidiani e  riviste di larga diffusione oltre che in TV e nel web. Gioia, dopo aver ricordato i termini del dibattito citando, tra gli altri, E. Galli della Loggia e  il presidente Ciampi, dà conto dell'impostazione puramente cronachistica dei manuali.

 "Relativamente ai problemi sollevati dai fatti dell'8 settembre 1943 e dalle interpretazioni, coeve e successive, qual è il panorama storiografico dei manuali di storia presi in esami? Su 32 manuali, 18 non contengono alcun tipo di documento; 14, invece, presentano una scelta più o meno assortita, con una varietà di testi diversi per numero, estensione, tipologia. Di questi 14 manuali, solo 4 presentano testi relativi all'8 settembre 1943."  (p. 183)

"Certo - annota l'autore - i manuali di storia non possono seguire i tempi rapidi dell'informazione quotidiana. Potrebbero, però, tenere conto di quelle rilevanze storiografiche che richiedono un ‘aggiornamento' di argomenti presentati per la prima volta anni addietro (quando non decenni) e rimasti immutati nonostante i risultati conseguiti nel campo della ricerca.(p. 182)

E si augura, in conclusione,  manuali nuovi, anzi "completamente nuovi. Riscritti in modalità multimediale e non riadattati", che nascano da serie e approfondite riflessioni sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, oltre che sui rapporti tra storiografia e didattica della storia, tra curricolo e rilevanze storiografiche.

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