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Bollettino n. 27 - Febbraio 2009
Periodico dell'Associazione Clio '92
Febbraio 2009 - Anno X, n. 27
QUESTO NUMERO
Che la necessità di ripensare la storia insegnata non sia esclusivamente legata alla presenza degli studenti stranieri è oggi largamente condiviso. La crisi del paradigma eurocentrico è ormai da tempo al centro della riflessione storiografica. Una conferma di questa crisi viene anche dalla complessità degli sviluppi recenti della World History, che appaino molto distanti dalla tradizione delle narrazioni della storia mondiale del Novecento (da Spengler a Toynbee) così come dal comparativismo volto all’individuazione di una specificità europea.
Certo, l’accelerazione dei flussi migratori degli ultimi decenni su scala globale ha provocato sconvolgimenti importanti nelle società che storicamente erano state patrie di emigrazione e questo con significative ripercussioni sugli assetti economici, sociali e anche culturali. La scuola non è stata risparmiata da questi rivolgimenti e ha cominciato, non sempre in modo conseguente, a rimettere in gioco i propri modelli organizzativi e didattici.
Se all’inizio è stato soprattutto l’ambito linguistico ad essere ripensato e lo sforzo maggiore sia teorico che delle pratiche didattiche si è rivolto alla questione dell’insegnamento linguistico, più recentemente la riflessione ha coinvolto altri saperi disciplinari, tra cui la storia.
Questo numero del bollettino presenta contributi, ragionamenti ed esperienze sulla storia insegnata in dimensione interculturale, nella prospettiva di accostarsi non solo a diversi “contenuti”, ma anche a strutture e modi di pensare differenti. (MPI, La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri, 2007).Le
Segnalazioni bibliografiche di questo numero:
il furto della storia ad opera degli studiosi europei che, ponendo al centro la storia l’Europa e il suo passato, hanno marginalizzato i contributi delle altre culture e civiltà, assegnando all’Occidente e alle sue categorie interpretative una posizione normativa, da cui partire per la costruzione del sapere.
Il disorientamento di docenti e allievi di fronte alle differenze in classe e nella società non solo come problema ma come risorsa e occasione per una messa in gioco di ruoli, contesti, saperi.
E ancora il gioco come trappola mentale, strategia conoscitiva, esperienza di decentramento, conoscenza dei propri modelli di pensiero e di giudizio, strumento per il dialogo interculturale.
Infine, cosa di più determinante del linguaggio per la dicibilità del mondo e della sua rappresentazione?
Imparare a leggere tra le pieghe delle parole diventa, allora, un esercizio di autoconsapevolezza e di conoscenza critica dei modi con cui diciamo le differenze.
La rubrica Contributi si apre con una riflessione di Marina Medi sulla ridefinzione dell’area geo-storicosociale in dimensione interculturale. Dopo aver decostruito il canone della storia insegnata, cioè il curricolo implicito rimasto praticamente invariato nella scuola italiana dalla sua fondazione, l’autrice propone alcuni criteri e linee guida per un’altra storia, capace di ripensare finalità, approcci, metodologie didattiche.
Strumento decisivo del canone tradizionale è il libro di testo. Francesca Bellafronte ci guida alla scoperta di come sono fatte le pagine di storia dei sussidiari della scuola primaria, di quale passato esse raccontino, di quanto (molto poco) esse siano capaci di far comprendere il mondo e le sue storie alle nuove generazioni.
Cosa fare, allora? Interessanti suggerimenti ci vengono dalle esperienze presentate da Cristina Cocilovo e Paola Lotti per la scuola secondaria. Assumendo la scala mondiale e un approccio comparativo è possibile ripensare il curricolo e costruire percorsi stimolanti e significativi per gli studenti.
Se la sfida è quella di passare dalla storia (occidentale) alle storie (del mondo), ciò vale anche per il patrimonio che è e deve essere sempre più plurale e di tutti. Ce lo spiega Silvia Mascheroni a partire da un caso di studio esemplare presso la Pinacoteca di Brera.
L. Febvre ci ricorda nella Spigolatura di questo numero come l’Europa sia un’unità storica che, “come tutte le altre unità storiche, è fatta di diversità, di pezzi, di cocci strappati da unità storiche anteriori, a loro volta fatte di pezzi, di cocci, di frammenti di unità precedenti.”
Chiude questo numero la rappresentazione del mondo in una mappa araba del IX sec. d. C.
(Museo Nazionale di Tripoli)
Buon viaggio.