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Quaderni di Clio '92 n.15

Insegnare e apprendere il passato a scuola tra finzione e storia 
Parte seconda
 

A cura di Cristina Cocilovo ed Ernesto Perillo 

Testi di
Antonia Abbiati, Maria Bacchi, Monica Bellin, Chiara Carminati, Paolo Ermano, Tommaso Giancarli, Franco A. Grego, Maurizio Gusso, Paola Lotti, Valerio Massimo Manfredi, Wu Ming, Monica di Barbora, Marco Tibaldini, Emma Baeri Parisi, Nadia Paterno, Ernesto Perillo, Silvia Ramelli, Ciro Elio Junior Saltarelli,   Isabella Zanni Rosiello. 

LEGGI L'INDICE DEL NUMERO

PRESENTAZIONE 

Che sta succedendo alla Storia?

Da alcuni anni a questa parte la disciplina storica sta progressivamente perdendo terreno nel mondo della scuola, con allarmi più o meno dichiarati. Per esempio le prove di valutazione internazionale OCSE PISA non la prevedono, così come le prove INVALSI per l'Italia. Per non parlare delle riduzioni di orario che la Storia ha subito nei vari ordini di scuola, a vantaggio di discipline come filosofia e italiano, ma talvolta con involontari effetti virtuosi, quale l'abbinamento con geografia al biennio superiore e la conseguente nascita ufficiale della geostoria.

Le istituzioni che sovraintendono alle modalità di apprendimento degli studenti sembra non stimino più la Storia una disciplina di fondamentale importanza formativa: in un periodo di galoppante globalizzazione è forse venuto meno il bisogno di costruire identità nazionali forti come nell'epoca del nation building di ottocentesca memoria? Grande enfasi formativa vien data giustamente alle educazioni, come quelle alla cittadinanza, alla legalità, all'intercultura, al patrimonio. Educazioni trasversali a diverse discipline, che tuttavia in quanto tali finiscono con il ridimensionare il ruolo della Storia.

Contemporaneamente, per le vicende del tempo presente che sembrano sconvolgere il mondo a cui eravamo abituati, nascono interrogativi, si cercano spiegazioni a fatti che hanno il loro fondamento nel passato e dunque nella storia. Se la scuola sta cedendo questo compito, ecco che altre agenzie formative se lo assumono e con competenze sempre più adeguate: enti informativi e formativi come canali TV dedicati, affollate conferenze di storici "star" grandi affabulatori, letteratura storica, fiction televisive, film storici. Si entra nel campo dell'uso pubblico della Storia, molto vivace ed anche seguito con evidente successo da lettori, ascoltatori, telespettatori, insomma dai diversi ruoli di utenti quali tutti noi siamo quando seguiamo la Storia fuori dalle aule scolastiche.

Senza considerare il rischio ulteriore che si determina quando l'uso pubblico si trasforma in uso politico, va sottolineato il diffuso interesse per una storia raccontata, che coinvolge e spiega ai fruitori aspetti del passato cui la Storia scolastica non dà risposta: infatti nella rappresentazione scolastica del passato continua a predominare l'asettico linguaggio manualistico.

Invece la conoscenza storica è anche questione di qualità della rappresentazione e della comunicazione.

Gli storici scrivono e la storia è scrittura. A scuola, ma non solo, si insegna e si impara il passato con i testi. A scrivere la storia e le storie c'è un soggetto e la soggettività dell'autore e dell'autrice entra in gioco nell'operazione storiografica, disciplina in qualche modo il racconto del passato. E dunque la scrittura storica dà luogo a un testo costruito con un telaio in cui si tessono tracce, fonti, dati extrafonte, strumenti concettuali, visioni del mondo, ideologie: soggettività e intreccio per realizzare un ordito con un filo che cerca di tenere insieme rappresentazione e verità.

Elementi in gran parte usati anche nella scrittura dei testi di fantasia: la riflessione che continua in questo Quaderno attorno al rapporto tra racconto storico e racconto di finzione si arricchisce di altri contributi e nuove prospettive.

Ecco i problemi che il Quaderno affronta quest'anno: da un lato conciliare il racconto del passato proposto dai grandi storiografi e dai media (che appassiona e coinvolge) con la storia insegnata; dall'altro individuare modalità per fare apprendere la Storia agli studenti, per costruire le loro competenze storiche, senza tediarli come spesso accade; infine, immaginare come usare didatticamente una Storia che parli dei contesti e degli scenari assieme ai soggetti, alle biografie, alle vite delle persone reali ricorrendo a fonti documentarie, e, dove ciò non sia possibile, al racconto verosimile.

La questione di come sia rappresentato il passato nei testi storici e in quelli di finzione apre il Quaderno: rispondendo ad alcune domande, storici e storiche, scrittori e scrittrici esaminano analogie, differenze, angolazioni, punti di vista, restituendoci un quadro ricco e stimolante di riflessioni e pensieri.

Nella sezione Approfondimenti, si esamina l'uso di particolari tipi di fonti per la produzione dei testi storici e la messa in gioco della storia: dalla fotografia, alla fiction, dalla canzone, ai romanzi, ai film.

Attraverso il resoconto di esperienze didattiche e le recensioni di alcuni recenti volumi, il Quaderno prosegue l'esplorazione del tema con altri suggerimenti, suggestioni e possibili piste di lavoro.

Nell'immagine di copertina, Hieronymus Bosch ci racconta una Storia immaginata. Il simbolismo la fa da padrone e nella costruzione di un panico connubio fra uomini, donne, animali e natura, forse il pittore fiammingo vuole ritrarre un paradiso terrestre perduto, offrendoci una Natura primordiale, tramite un linguaggio cifrato e nascosto. Ma la reazione dell'osservatore è di stupore e curiosità nel tentativo di interpretare i particolari. Insomma una grande narrazione che rappresenta la visione medievale della creazione, della vita e della morte, da cui abbiamo ritagliato un piccolo particolare, per poterlo indagare da vicino.

 

Cristina Cocilovo

 


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