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Didattica e nuove tecnologie

G.Marconato (a cura di), Le tecnologie nella didattica, Erickson, 2009

A cura di Francesca Dematté 

“Davvero sono utili per l’apprendimento e perl’insegnamento le nuove tecnologie?”

Domanda retorica se non fosse rivoltacosì accoratamente attraverso questo libro, agli insegnanti delle scuole italiane dove è sempre più difficileimmaginare percorsi di apprendimento in cui le risorse siano solo i docenti  e  ilibri di testo.

I tanti esiti della discussione,emersi intorno a questo interrogativo durante la Conversazione sugli usididattici delle tecnologie, svoltasi a Bolzano nel 2007 , nell’ambitodella conferenza ILIAS, sono diventati perciò un volume a cura di Giovanni Marconato. che, per i tipidi Erickson, fa il punto sullo stato dell’arte dell’apprendimento edell’insegnamento con le nuove tecnologie.

La storia italiana delle tecnologie nella didattica, dalleiniziali posizioni di Calvani, Galliani e Maragliano,  attraversa diversi interventi che costituiscono la ricca materia del libro ecostruiscono il contesto nel quale collocare il dibattito scientifico presente.Come nei primi anni ’80 oggi possiamo imparare quando è necessario ciò che ènecessario, usando nuove e più efficaci modalità di accedere alle conoscenze,di elaborarle , di diffonderle.

I contributi di David Jonassen, di Janvan der Meji, di Oleg Liber,Teemu Arina , Rose Marraci offrono i punti di vista della ricerca internazionale sui modelli mentali,sull’esplorazione di simulazioni, sul ruolo dell’apprendimento informale, sulrapporto fra tecnologie e valutazione  esi presentano come nuovi scenari per riproporre le nuove tecnologie nellascuola, per superare la scarsa efficacia di un impiego superficiale. Cercare esperimentare oltre il rapporto istituzionale, dentro nuove relazioni diapprendimento: l’invito dei ricercatori è questo.

Confortato dalla loro opinione, e ancora sensibile alleosservazioni di Antonio Calvani rivolte alla qualitàdella scuola, Marconato richiama saldamente l’attenzione  nei confronti del processo di apprendimento,sollecita a favorire perciò approcci pedagogici e didattici basati su “attivitàdi apprendimento”piuttosto che esclusivamente rivolti ad inserire nella scuolal’ultimo softweare prodotto dalla tecnologia, oppure learning object chepropongono ancora i soliti contenuti digitalizzati.

Nella considerazione del curatore le azioni efficaci sottoil profilo didattico mettono in gioco non tanto il singolo oggetto ma tutto l’ambiente di apprendimento, come accade all’interno di una comunità in presenzaquando si esprime come comunità di ricerca collaborativa. Tutta la seconda e laterza parte del libro propongono esempi e discussioni di buone pratiche diinsegnamento e apprendimento con le nuove tecnologie; da esse arriva ilconforto che, senza compiti autentici e significativi, non c’è apprendimento.Per questo se gli autori rivolgono l’attenzione al soggetto in apprendimento,sempre più tengono in considerazione il contesto in cui avviene; guardano cioèagli ambienti di apprendimento come Moodle e alla comunicazione diesperienze,  che mettono alla provastrumenti come wiki e video per supportare l’articolazione di contenutiselezionati, trasformati, messi in condizione di essere acquisiti.

Sono quindi le domande di senso che, nella complessità cheaccompagna i processi formativi, appaiono fondamentali per la condivisionedell’esperienza cognitiva individuale e per l’interconnessione costante con glialtri. Chi guida i processi da insegnante, da operatore culturale, da genitoredovrebbe sempre tenerlo ben presente sapendo anche come sia più facile correreveloci da un punto all’altro della rete e, restare in superficie, ignari dicome pertinenza e significatività si conquistino attraverso la metariflessionesingola e di gruppo.

Tutti i saggi contenuti nel libro insistono sui momenti incui ci si ferma per costruire “ancore di significato” collettivo e condiviso,vere e proprie etichette di significato che consentono di esplicitare all’esterno la rappresentazione internadel significato.

 

Se le ICT fanno ancora fatica ad entrare nel mondo dellascuola italiana non sarà perché è un mondo ancora restio a  cambiare i modi della comunicazione degliadulti fra loro e con i giovani? Il cambiamento nella didattica con le nuove tecnologieva in direzione di un cambiamento  nella rappresentazionedel mondo dei ragazzi, degli “screenagers”  che sanno come controllare lo schermo mentrei loro genitori si accontentano di guardarlo, un cambiamento che richiami lanostra attenzione e la nostra responsabilità di educatori per la costruzionedella cittadinanza digitale consapevole.

 


Marzo 2011 

 

 


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