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- Costruiamo sul sito il nostro manuale
- "DacCAPO ": insegnare storia agli adulti
- Un archivio di fonti di memoria
- Il primo giorno di scuola ricostruito
- La formazione del primo sapere storico
- A passi di emigrante: Laboratorio a Villar Perosa
- Formazione docenti con il cd-rom Insegnare storia
- Insegnare la storia con il computer
"DacCAPO ": insegnare storia agli adulti
UN LABORATORIO DIDATTICO FRA MEMORIA RICOSTRUITA, STORIA LOCALE
di Giorgio Cavadi
“Che le cose stessero cambiando, quando si verificò il boom economico, io non ne ho avuto coscienza ma ricordo che mio padre trovò un lavoro fisso, le cose cominciarono a cambiare un poco, comprò una lambretta a due ruote, ed essendo quello il nostro mezzo familiare, lo utilizzavamo per andare al mare o in campagna.
La cosa, però che ancora oggi, mi fa restare sbigottito era come faceva mio padre a sistemarci tutti su quelle due ruote, noi eravamo sette figli e due genitori.”
(Filippo Ferraro, corsista della scuola media annessa alla Casa Circondariale “Ucciardone”, di Palermo)
Quali strategie didattiche si rendono opportune nell’insegnare storia agli adulti? E’ possibile proporre itinerari di insegnamento/apprendimento originali e innovativi in un contesto - come le scuole carcerarie o i Centri Territoriali Permanenti - dove non è possibile utilizzare i medesimi strumenti che solitamente abbiamo a disposizione in una normale situazione didattica? E’ possibile porre in atto strategie di insegnamento/apprendimento che rendano i corsisti soggetti attivi e partecipi del loro itinerario didattico?
Sono queste le domande che -molto semplicemente- stanno alla base di questo progetto, che è stato realizzato nello scorso anno scolastico presso la scuola media annessa alla Casa Circondariale “Ucciardone” di Palermo, che ha visto quindi soggetti dell’azione didattica i detenuti di una delle carceri più famose (per quanto questo aggettivo possa essere utilizzato per un carcere) d’Italia.
In secondo luogo, il progetto è nato dal bisogno di realizzare una dimensione di storia locale non più dilettantesca e che viva della mera nostalgia del passato, ma che, al contrario, cerchi di dare significato ai fatti storici reperiti in una dimensione anche personale, ma correlati alla storia generale. E’ questa una storiografia che “tematizza fatti storici a scala e dà contributi conoscitivi alla conoscenza della storia generale in quanto li rende significativi come prototipi di fatti storici o come concretizzazioni di ipotesi teoriche. Essa ha un prevalente valore cognitivo, è questa la storiografia da assumere a modello.” (dalle Tesi di insegnamento delle storie locali, in INSEGNARE LA STORIA, Courseware ipertestuale in didattica della storia, a cura del M.P.I., 2000; vedi anche le Tesi sulla didattica della storia, dell’Associazione Clio ‘92).
Comunque, il punto di partenza di questo lavoro non prende in considerazione solo il rinnovato valore storiografico della storia locale così intesa, ma anche il suo indubbio valore formativo e cognitivo: per il primo, la storia di un passato localizzato attorno al proprio vissuto contribuisce a costruire (o rafforzare, in un’utenza adulta come la nostra) il proprio senso di appartenenza e di identità; per il secondo si vedrà che partire da una storia locale (che è innanzitutto storia personale) induce una tensione conoscitiva, una motivazione all’apprendimento che altrimenti sarebbe impossibile mettere in atto.
Riassumendo sono tre le ragioni di questo percorso: il rinnovato valore storiografico di una storia locale che ci fa cogliere il significato di fenomeni verificatisi su scala planetaria, regionale o nazionale ( e questo contribuisce a raggiungere la consapevolezza che i fatti della nostra storia sono, sovente, il riflesso o il prodotto dell’interazione con i fatti della storia del mondo). Il valore formativo che risiede nel mettere a fuoco i caratteri costitutivi della nostra identità; il valore cognitivo che, legando l’apprendimento ad un punto di partenza personale, funge da stimolo per tutto il processo di insegnamento/apprendimento.
Le notazioni che seguono, spiegheranno il titolo dato a questo lavoro DacCapo, che è anche il titolo di un volume di 120 pagine che raccoglie i materiali prodotti da questa esperienza, pubblicato nel giugno 2001 dal Centro Territoriale Permanente della S.M.S. “G. Cocchiara” di Palermo.
L’ANALISI DEL PRESENTE: CONOSCENZE E COMPETENZE ATTIVATE:
• Analizzare il presente per problematizzarlo;
• Comprendere che la storia personale è parte integrante della storia;
• Comprendere che la storia locale va contestualizzata entro parametri più ampi della storia generale;
• Attivare procedure mentali metodologiche e pragmatiche
Dal brainstorming iniziale effettuato dagli insegnanti del modulo, è emersa la comune matrice del mercato rionale, come l’esperienza che maggiormente ha segnato l’infanzia di questo gruppo di corsisti, i cui ricordi ruotano attorno al mercato rionale del Capo uno dei più antichi del centro storico di Palermo; in questa fase il mercato è sia un luogo di interazione sociale che un luogo in cui si attuano talune dinamiche economiche.
Il loro presente, in questa visione evidentemente doppiamente nostalgica del passato (come luogo dell’infanzia e metafora della libertà), non è quello della reclusione e della privazione della libertà, ma è quello del mercato con i suoi colori e sapori contrapposto, tuttavia, (ed è il dato che è emerso dal brainstorming) a quello dei grandi centri commerciali dei megastore che sono la negazione e la morte del grande mercato rionale.
Sul confronto dei due modelli è stata costruita una scheda che ha contrapposto le due tipologie e le due strategie complessive di vendita al dettaglio.
L’ANALISI DEL PASSATO: CONOSCENZE E COMPETENZE ATTIVATE:
• Comprendere che la storia è la via per conoscere luoghi da cui si proviene
• Essere consapevole della dinamica fra fenomeni locali e fenomeni generali.
• Periodizzare, localizzare, datare;
• Individuare la durata dei fenomeni;
• Individuare mutamenti e permanenze;
• Produrre informazioni inferenziali;
• Utilizzare la strumentazione spazio-temporale propria della storiografia per ricostruire il passato personale in rapporto al passato sociale e al passato del mondo;
La domanda che ci si è posti nell’impostare il segmento del percorso didattico dedicato all’apprendimento del passato è stata: su quale passato tematizzato del mondo innestare i ricordi e la rappresentazione del mercato come metafora della libertà/infanzia per superare la dimensione unicamente nostalgica della conoscenza storica?
Il tema contesto prescelto è, nella dimensione mondiale, quello dei “30 gloriosi anni” (Hobsbawm) che nella storia nazionale, diviene quello del boom legato al “miracolo economico” dell’Italia degli anni ‘60. Da questo tema-contesto deriva il tema focus: il cambiamento degli stili di vita negli anni del boom focalizzato attraverso l’esperienza personale; il cambiamento del paesaggio urbano di Palermo negli anni del boom economico, la morte del centro storico e la costruzione dei quartieri periferici (ZEN, CEP, Borgo Nuovo), lo sradicamento di migliaia di abitanti dai quartieri del centro storico, con il conseguente spaesamento sociale e culturale, la perdita dell’identità legata al rione in cui si è nati e la conseguente perdita del senso di appartenenza ad una comunità definita.
Il mutamento chiave è legato quindi alla nascita della società dei consumi che influenza in primo luogo la vita e le dinamiche stesse del mercato rionale. In questa fase, incrociando la memoria personale con i testi storiografIci esperti, è stato possibile allargare la conoscenza del passato e fare divenire i propri ricordi fonte stessa del lavoro storico, così che il gruppo dei corsisti da comunità che apprende, è divenuta comunità che costruisce il passato sulla base di una esperienza comune e condivisa e cioé i cambiamenti del mondo che ruotano attorno al vissuto personale di cui il mercato rionale è il simbolo rilevante e condiviso.
Si è cercato cioè di valorizzare le testimonianze dei corsisti – che quindi sono divenute esse stesse fonte del lavoro storico – in un quadro di storia locale, del rione e della città, che facesse da cornice per il “salto” di livello verso la storia dell’Italia del boom economico e del mondo industrializzato entro cui il miracolo economico si colloca. Facendo ciò si è cercato, per quanto possibile, di mantenere la naturalezza “verista” della parlata dialettale e gergale (talvolta anche nella sintassi) presente negli interventi dei corsisti.
In conclusione se il presente è il mercato come luogo di compravendita dei beni di consumo nella duplice veste di mercato rionale-popolare e di megastore, l’analisi del passato punta allo studio del periodo che ha portato all’attuale modello di società dei consumi. Questa periodizzazione (dopoguerra-anni ’70) ha una triplice dimensione: di storia mondiale (prevalentemente dell’Occidente industrializzato), di storia nazionale (il miracolo economico), di storia locale (le trasformazioni del volto di Palermo e dei quartieri del centro storico, negli anni ’60-‘70).
La storia della città è stata affrontata anche attraverso lo studio gli interventi urbanistici più rilevanti, in special modo quelli degli anni ’60 e ’70 che hanno portato al cosiddetto “sacco di Palermo” cioè all’abbandono del centro storico alla costruzione dei quartieri periferici ad opera dei comitati d’affari politico-mafiosi. E’ qui che si recupererà anche la storia dei più importanti mercati della città e gli itinerari dei mercati di strada.
GLI STRUMENTI
L’analisi del passato, è avvenuta attraverso lo studio di alcuni testi esperti opportunamente ridotti e resi fruibili per l’utenza e contenuta in un fascicolo per i corsisti:
• La storia del mondo: ERIC J. HOBSBAWM, Il secolo breve, Milano, Rizzoli, 1997 alle pp. 20-21 e 303-313 al cap. IX “Gli anni d’oro”;
• La storia d’Italia: PAUL GINSBORG, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, Torino, Einaudi 1989, pp.283-298, 302-313, 389-390 e 493-494. SILVIO LANARO, Storia dell’Italia Repubblicana, Venezia , Marsilio, 1992, pp.164-167, 228-229, 252-257 (Consumi e costumi, I prezzi della modernità). GUIDO CRAINZ, Storia del miracolo italiano, Roma, Donzelli, 1996 pp. 83-86 (La grande trasformazione) e 132-136 (Consumi).
• La storia della città: LEONARDO SCIASCIA e ROSARIO LA DUCA, Palermo felicissima, ed. Il Punto, Palermo, 1973, p.126 (Il piano regolatore di Palermo del 1963) e tavv. Scelte. ORAZIO CANCILA, Palermo, Bari, Laterza, 1988, pp. 525-548, (Il sacco di Palermo). NICOLA SCAFIDI, U Scaru, Palermo, Edizioni Dorica, 1993.
• ROSARIO LA DUCA, Alla scoperta della tua città,ed. Edizioni e ristampe siciliane,Palermo,1973
• AA. VV. Palermo: la memoria ricostruita, ed. Flaccovio, Palermo, 1982
• FRANCO LA CECLA, Vita, morte e demagogia di un centro storico: il caso Palermo, da Palermo:ieri, oggi, domani ,dopodomani,Palermo,1975
L’ATTIVAZIONE DELLE COMPETENZE
A questo punto del percorso è possibile individuare le competenze da attivare che possono comunque già essere implicite in buona parte del lavoro sin qui svolto:
• Datazione
• Periodizzazione
• Capacità di individuare mutamenti e permanenze
• Localizzazione dei principali eventi storici
• Individuazione della durata dei fenomeni storici
• Utilizzare il rapporto tra conoscenze relative al presente e conoscenze del passato
• Produrre informazioni inferenziali
• Dare senso alle informazioni mediante la loro organizzazione secondo le strutture temporali di successione…
• Dare senso alle informazioni mediante la loro organizzazione secondo le strutture spaziali
• Elaborare le informazioni in generalizzazioni, ricapitolazioni e seriazioni
• Classificare le informazioni secondo che pertengano a mutamenti, a permanenze, a eventi.
I LABORATORI SULLE IMMAGINI
Il sistema integrato di conoscenze e competenze, è alla base di due esperienze laboratoriali che porteranno i corsisti ad individuare alcuni elementi del passato appreso e dei mutamenti sin qui studiati, attraverso la lettura di una serie di immagini tratte dal volume di Nicola Scafidi U Scaru (in particolare le foto 23-44-56-59-62-64) e la proiezione di due audiovisivi: il film-documento di Robert e Andy Young, Cortile Cascino (1961-1991) e il documentario della BBC Worldwide, Il Boom economico.
Una breve digressione per dire che lo “scaro” è il mercato ortofrutticolo di Palermo, sino agli anni ’60 del secolo scorso situato nel quartiere Zisa, e poi spostato (in linea con tutto lo sviluppo urbanistico della città) in una zona di nuova espansione edilizia a ridosso del porto (un destino simile ai famosi mercati parigini di Les Halles, si parva licet). Cortile Cascino è invece un luogo simbolo del sottosviluppo della Palermo degli anni ’60, quando in pieno miracolo economico alcune migliaia di persone vivevano in una situazione di marginalità e di degrado in tutto e per tutto paragonabile a quella della favelas brasiliane. Cascinaro era sinonimo di reietto e la storia di una di questi –Angela- segue il film girato a distanza di trent’anni da due registi, padre e figlio, che fanno della sua storia la metafora di una crescita materiale e morale che ha interessato tutta la società dell’occidente industrializzato.
Su questi audiovisivi due griglie di domande opportunamente costruite dai docenti, hanno guidato i corsisti alla lettura e alla riflessione sulle tematizzazioni proposte.
QUESTIONARIO GUIDA SULL’AUDIOVISIVO “CORTILE CASCINO”
( a cura di Giorgio Cavadi, Teresa Di Grigoli e Mimma Li Gregni)
1. I fatti narrati dalla protagonista si svolgono in un arco di tempo ampio, sapresti indicare quale? (1960, 1990).
2. I due periodi della vita della protagonista corrispondono a due periodi della storia di Palermo e della storia economica e sociale d’Italia. Sapresti individuarli?
3. Quali sono i segni della mancanza di benessere nella vita di Cortile Cascino?
4. Come vivevano i bambini a Cortile Cascino?
5. Ma la vita a Cortile Cascino aveva anche degli aspetti positivi che la protagonista dice di avere perso. Sapresti individuarli?
6. Come trascorrono le giornate Gildo e Luigi?
7. Quale altro evento, oltre alla violenza subita spinge la protagonista a trasferirsi in un altro luogo da quello dove viveva con il marito?
8. Quali sono le differenze fra la dieta della famiglia della protagonista e quella della famiglia del fratello più benestante Gildo?
9. Nella scena del mercato puoi individuare quali merci, quali modi di vendere, sono cambiati e quali ancora oggi sono presenti?
10. Cosa significa quando il vecchio “abbanìa” la sua merce “a prezzo della Standa”?
11. Nel filmato che hai visto sono visibili le modalità di consumo del pranzo e del cibo che veniva consumato. Ritornando indietro nel tempo descrivi le usanze della tua famiglia e come esse sono cambiate nel tempo.
12. Quali tra i mestieri che sono presenti nel filmato sono ancora oggi presenti?
13. Perché molti mestieri sono scomparsi?
14. La protagonista ad un certo punto parla dei cambiamenti che ha subito Palermo: rispetto alla tua esperienza e a quello che hai appreso dalle attività in aula, sapresti individuare a cosa si riferisce Angela?
15. Ritornando ai tempi del tuo vissuto personale al Capo descrivi graficamente la tua casa, gli oggetti e l'arredamento.
16. Ad un cero punto Angela dice:” Cortile Cascino ci manca, manca a tutti i cascinari, ci trasferirono nei quartieri di periferia. La vita era persino peggio nei nuovi quartieri perché ognuno pensava a se stesso”. Anche sulla base della tua esperienza, puoi commentare questa affermazione della protagonista?
17. Dopo avere visto il filmato "Cortile Cascino" quali riflessioni potresti fare oggi?
18. Quali relazioni ci sono secondo te fra la scomparsa di Cortile Cascino, i cambiamenti avvenuti a Palermo negli anni ’70 e la storia del miracolo economico italiano?
LE RISPOSTE DI UN CORSISTA
1) La protagonista racconta al regista la storia da lei vissuta dagli anni ’60 agli anni ’90, nel filmato precisa che nel 90 si trovava a Ragusa, dove si era trasferita da 7 anni.
2) I due periodi corrispondono agli anni 60, quando a Palermo ci fu il cosiddetto “ Sacco di Palermo”. In questi anni a Palermo non c’era un piano regolatore, c’ era molta corruzione e la gente non era informata come nel 90. In Italia, invece si parlava di boom economico: gli Stati Uniti avevano concesso dei prestiti per industrializzare lo Stato. Fu in questo periodo che iniziò il fenomeno dell’emigrazione, dal sud al nord dell’Italia, e la mentalità della gente cominciava a cambiare poiché s’interessava di più alla politica.
3) Una sola fontana serviva per i bisogni di tanta gente che spesso litigava per riempire l’acqua.
4) I bambini vivevano male e camminavano senza scarpe. Anch’io, quando abitavo al Capo, camminavo senza scarpe e la sera mia madre mi faceva lavare con la spugna ruvida, per togliere tutto lo sporco che avevo accumulato durante il giorno. I bambini di C.C. vivevano in mezzo alle pozzanghere d’acqua sporca e ai bordi della ferrovia, lavoravano per pochi spiccioli e facevano lavori rischiosi per la salute come quello di scegliere gli stracci. Alcuni di questi bambini lavoravano nei barbieri o aiutavano qualche macellaio a uccidere gli animali, però, all’età di 12 anni non lavoravano più perchè dovevano essere pagati di più, così restando senza lavoro seguivano i loro padri nelle osterie, bevevano e cercavano di imitare i loro papà che erano tutti “priati” se i loro figli imparavano a fare i furbi o a giocare a zecchinetta.
5) Gli aspetti positivi di cui parla la protagonista sono l’amore e l’affetto per i propri figli e la comprensione della gente perché a C.C. nessuno invidiava l’altro ma se succedeva qualche disgrazia tutti ti erano vicino.
6) Gildo trascorreva le giornate in modo diverso da Luigi, gestiva un negozietto d antiquariato, in realtà erano cose vecchie ma in buono stato. Gildo aveva sposato una donna cieca, che aveva la pensione e viveva con la suocera che faceva le pulizie nelle famiglie bene e quindi se la passava meglio perchè i soldi non gli mancavano per andare avanti. Luigi, invece passava da una taverna alla. altra, si ubriacava dalla mattina alla sera.Quando ritornava a casa litigava con la moglie e spesso usava le mani e ammazzava la moglie a botte, Io posso aggiungere che lui era un poco di buono dato che si da il caso che io abbia conosciuto Luigi di persona.
7) La differenza di dieta è enorme, perché il fratello aveva forze finanziarie migliori della sorella e si poteva permettere di mangiare anche la carne. A quei tempi era veramente un lusso la fettina di carne e bere vino stando comodamente seduto a tavola, avere piatti di ceramica. La sorella e i suoi figli mangiavano sul letto: per primo era servito il marito e poi i figli e se ne restava un po’ se la mangiava Angela. I piatti di Angela erano di alluminio.
9) Il vecchio che “abbannia” la sua merce a prezzo della Standa sta a significare che era a buon prezzo e di buona qualità come la merce che si vendeva in questi primi magazzini, dato che in quegli anni cominciavano a sorgere i magazzini moderni come la Standa e l’Upim. In questi magazzini la gente trovava la possibilità di scegliere spendendo quanto poteva, io sono sicuro che nessuno dei cascinari aveva soldi per andare alla Standa.
11) Descrivendo le usanze della mia famiglia, posso affermare che (vedere foglio già scritto) col tempo però le cose sono cambiate perché abbiamo avuto la possibilità di comprare beni primari e secondari.
12) I mestieri che sono presenti nel filmato, oggi, non ci sono più come ad esempio i raccoglitori di pezzi di stracci o quelli che raccoglievano pentole rotte.Ci sono invece ancora venditori ambulanti e sporadicamente qualcuno che raccoglie oggetti dalla spazzatura.
13) Molti mestieri sono scomparsi perché dovevano essere in regola con la finanza e fornire fatture fiscali.
14) I cambiamenti di Cortile Cascino riguardano soprattutto le case, perché dove c’era C. sono state costruiti palazzi, strade.Cortile Cascino è scomparso perché in quegl’anni il boom edilizio rase al suolo tutto anche certi palazzi che erano molto importanti. Invece di ricostruire, costruivano cose completamente nuove.
15) Ritornando ai tempi del mio vissuto al capo descrivere graficamente la mia casa non é difficile perché man mano che si “ svuotavano” le stanze accanto, mio padre allargava le nostre, quindi la casa non ha un taglio normale ricordo però che c’era una stanza dove c’era la cucina, un piccolo gabinetto una stanza dove dormivamo tutti quanti, c’era anche una pila con lavatoio C’era molta povertà, mio padre faceva un lavoro che non gli consentiva di guadagnare molto.
16) La vita è cambiata in meglio, la gente non soffre più la fame e non muore di stenti, ma non c’è più quella spontaneità di prima. Oggi, la gente pensa solo a se, non si fa carico dei tuoi problemi, non ti aiuta. Capisco che non è facile per nessuno, non c’è il boom economico degli anni ’60, il lavoro scarseggia per tutti. Non so come si potrebbe risolvere la questione della disoccupazione, so soltanto che, avendo una famiglia, non è facile andare avanti. Le cose, oggi, costano tanto e occorrono tante cose ai figli: quaderni, libri costosi, gite scolastiche. Forse dovremmo imparare a desiderare di meno, a capire che tutte le cose che ci fanno vedere alla televisione non sono così eccezionali, però come fare per non fare sentire inferiori i nostri figli? Il consumismo non è facile da estirpare come le erbacce dei campi,distruggendo il consumismo si fermerebbe tutto.
17) Ai tempi di Angela essere cascinaro significava essere povero dentro e fuori nel senso che la gente “non possedeva niente” e non credeva a niente; loro vivevano emarginati dal resto del mondo, non conoscevano niente e non desideravano nulla, vivevano sempre lì, si sposavano tra loro e si sposavano molto presto. Quando questa gente fu trasferita nei quartieri dello Zen o di viale Michelangelo si trovò molto male sia perchè non si conosceva nessuno sia perchè si sentivano come “i pesci fuori dall’acqua”, come tutti quelli che in quel periodo decisero di lasciare il proprio paese per cercare fortuna a Nord d’Italia. Gli emigranti lasciavano tutto: famiglie, case, amici. Loro arrivavano nei posti di lavoro e non avevano niente, si sentivano guardati con disprezzo da chi stava meglio.Gli emigranti erano considerati come i cascinari, quando andarono a vivere nei nuovi quartieri: gente da cui guardarsi.
18) Ho imparato che nel 1960 in Italia e in tutto il mondo c’è stato il boom economico, ma questo miglioramento non è arrivato in maniera vera in Sicilia, perchè nel nostro paese non sono sorte le industrie, il lavoro come nell’Italia del nord, da noi è andato tutto storto: politici e non politici hanno pensato ai loro interessi e la povera gente ha perso pure la speranza. Quelli che sono andati via hanno migliorato la loro vita ma sono dovuti rimanere a Nord. Quando tornano, per le ferie non dicono che le loro mogli lavorano e, quelli che lo dicono non hanno il coraggio di dire che il lavoro delle loro donne è quello della donna di servizio, dicono piuttosto che fanno le stiratrici nelle lavanderie. Si sentono umiliati per questo non lo dicono. Alcuni, poi non fanno altro che dire al Nord questo non succede, lì sono civili, come se noi non lo fossimo.Questo fatto mi fa arrabbiare molto, perché è come se ci rinnegassero.
Filippo Ferraro
LABORATORIO SU “CORTILE CASCINO”. LE RIFLESSIONI DI UN CORSISTA.
Il periodo di storia narrato dalla protagonista, nel filmato, è quello del trentennio dopo la seconda guerra mondiale quando, il boom economico aveva diviso l’Italia in Sud povero e Nord ricco. A Sud si lottava per la sopravvivenza, a Nord si costruivano le industrie e con esse il lavoro. La possibilità di lavoro al Nord del nostro Paese spinse la gente del meridione ad emigrare.
Nello stesso periodo a Sud e precisamente a Palermo, il nuovo Piano Regolatore permise a tanta gente di lavorare, ma chi ne trasse maggiore profitto furono quanti potevano permettersi di comprare terreni, qualificati come agricoli, ma utilizzati,poi, come terreni edificabili.
In quegl’anni sorsero i quartieri del CEP, CARDILLO, BORGO NUOVO che iniziarono ad essere popolati dalla gente che era costretta a lasciare le loro case, specialmente dopo il terremoto del 1968. La gente che viveva nel centro storico fu quasi tutta veicolata in questi quartieri. Gli spostamenti di massa di queste famiglie, provenienti dal Capo, Ballarò, Vucciria, furono fatti senza criterio e logica. Sono stati sfaldati, così, quei gruppi di gente che avevano vissuto insieme nella miseria. La miseria avvicina più della ricchezza. La gente visse, certo, con più comodità, con l’acqua in casa, ma ben presto cominciò a soffrire di malinconia e di paura: la persona che abitava nella porta accanto non si conosceva, non c’era più l’amica con cui potere piangere, sfogarsi e confidare i propri segreti o i propri problemi con il marito che usava violenza su mogli e figli.
La gente di quel periodo non era più aggressiva di quella d’oggi, ma era sicuramente più disperata ed ignorante, per questo si “arrangiava” come poteva. Ho provato rabbia e dispiacere nel vedere il filmato su Cortile Cascino: solo ’40 anni fa la miseria mieteva vittime per infezioni causate dalla mancanza d’igiene, d’acqua. Credo che in quegli anni il titolo di Terzo Mondo avrebbero potuti darlo a noi: meridionali. L’indifferenza alla miseria l’ebbero tutti: potenti e non; figuriamoci il fratello della protagonista del film, lui passava le sue giornate a bere vino e giocare a carte, come tutti, del resto. Su questo fatto preferisco non dare giudizio perché bisognerebbe vivere le situazioni per sapere come ci si comporterebbe. Credo che la responsabilità maggiore sia stata del governo che ricordava queste zone di miseria solo al momento delle elezioni, quando per avere il voto distribuiva la pasta. A quella gente non interessava cambiare la loro vita, non ne conoscevano altra; bastava, quindi, un pò di cibo per sentirsi bene.
Negli anni ’60 le cose, lentamente, cambiarono, cominciarono a sorgere i primi magazzini e il vecchio, nel film, che “abbannia”al prezzo della “Standa” invitava la gente ad acquistare da lui, visto che non c’era differenza di prezzo. I tempi e l’industrializzazione fecero tramontare molti mestieri. L’arrotino, l’allustrino di scarpe, il saponaro, il venditore di scope, sono scomparsi del tutto.Oggi si vede qualcuno cercare cartone nei contenitori per l’immondizia.
I mestieri che continuano ad esistere sono quelli che fanno parte della tradizione culinaria palermitana: quelli che ci riportano indietro nel tempo, quando, vuoi per necessità che per incoscienza si viveva con meno pretese.
QUESTIONARIO GUIDA SULL’AUDIOVISIVO: IL BOOM ECONOMICO
(a cura di Giorgio Cavadi e Mimma Li Gregni)
1) La seconda guerra mondiale, lascia l’Europa in rovina. Descrivi la situazione del dopo guerra a Sud dell’Italia in merito al cibo, all’acqua potabile, allo stato delle industrie, alle possibilità di lavoro.
2) Nel film la “ speranza” della gente è rilevata, sia dagli intervistati sia dai testi delle canzoni, esprimi le tue considerazioni.
3) Nel film, si sostiene che negli anni ’50 il reddito di un operaio americano era il doppio di uno inglese e quattro volte maggiore di quello di un operaio italiano. Sapresti individuare i simboli del modello di vita americano?
4) Dopo la seconda guerra mondiale, l’Europa ricevette aiuti dall’America attraverso “ il treno dell’amicizia”e il Piano Marshall, si può affermare che con gli aiuti arriva in Europa il modello di vita americano?
5) Nella scena dell’osteria, l’oste francese sputa la coca-cola. Che cosa significa secondo te?
6) Gli ingegneri francesi, che si recarono negli Stati Uniti per imparare il modo di produzione delle fabbriche americane, Che cosa appresero secondo te?
7) In Europa, negli anni ’50, inizia la grande trasformazione. Quali sono i simboli del benessere nelle case degli europei?
8) Negli stessi anni ’50, quali sono i prodotti che indicano il boom economico nel ricordo di Gennaro Ciola?
9) La ricchezza, conseguente al boom economico, arrivò in tutta Italia oppure ci furono zone, regioni dove mancavano lavoro e benessere.
10) Commenta l’immagine della coppia felice in cima alla piramide di elettrodomestici. Cosa significa secondo te?
11) In base alle attività svolte in classe e a quanto visto nel film, commenta la frase della signora francese: “Dopo la seconda guerra in Francia vivemmo trenta anni gloriosi”.
LE RISPOSTE DI UN CORSISTA.
1) La situazione, nel dopoguerra, a Sud dell’Italia era a dir poco disastrosa. A Napoli, per esempio, molte industrie non esistevano più, mancava l’acqua potabile, il cibo e quanto era di fondamentale importanza per vivere.
2) La gente, però, aveva tanta speranza, come dimostrano i testi delle canzoni che si ascoltano nel filmato sul boom economico. La speranza in una vita migliore, a possedere una nuova casa, ad un lavoro, riguardava tutti. In quasi tutti i Paesi d’Europa si sperava in un governo comunista perché era quello che più era resistito alla fame durante la guerra, il comunismo rappresentava la salvezza per tutti. Il pericolo rosso fece muovere l’America che attuò un Piano di aiuti economici da dare a tutta Europa per la ricostruzione.Dietro questa decisione sta l’intento politico dell’America quello cioè di evitare l’influenza comunista nei paesi occidentali.
3) L’introduzione del modello americano in tutta Europa permise una ripresa eccezionale, anche in Italia. I simboli del benessere americano: auto, casa giardino televisione, cominciarono a invadere la vita della gente, grazie alla pubblicità. In Italia, però, la prima cosa che la gente comprò fu la televisione, perché rispetto alla macchina costava di meno.
4) Non tutti i Paesi accettarono subito gli aiuti americani. In Francia e in Inghilterra ci furono ribellioni poiché ritenevano che i prodotti americani potessero fare scomparire le merci locali, come il vino francese. Solo in Germania non si ebbero manifestazioni di dissenso; la Germania era ritenuta la responsabile della guerra e pensava che non avrebbe ottenuto i benefici americani, invece L’America dispose che tutti i paesi non comunisti potevano usufruire del Piano Marshall e delle mercanzie dei treni dell’amicizia.
5) Negli anni ’50 iniziò così la grande trasformazione, le fabbriche si moltiplicarono, crebbe il lavoro e la disponibilità di comprare tutto quello che la televisione face conoscere.
6) Nell’intervista fatta a Gennaro Viola, un emigrante, si può cogliere la gioia della gente quando riusciva a comprarsi la macchina. Ciola ci racconta che gli tremavano le gambe, quando comprò la sua “FIAT Cinquecento”.La sua felicità era grande e indescrivibile, con la macchina poteva andare anche lui in giro.Chi non si poteva permettere la macchina comprava la Vespa e andava in giro con più persone a bordo.Avere la Vespa significava, anche, potere andare nei boschi a raccogliere funghi
IL LABORATORIO SULLO SVILUPPO DELLA CITTA’
(a cura Teresa Di Grigoli)
Un terzo laboratorio sulle carte topografiche di Palermo, è stato attivato a cura dell’insegnante di educazione tecnica- per individuare i mutamenti più rilevanti del tessuto urbanistico della città e tramite questi, i cambiamenti che hanno inciso più direttamente sul vissuto dei corsisti ( sradicamento dal centro storico spaesamento, delocalizzazione e perdita di importanza dei mercati rionali e degli stessi rioni popolari).
Per centrare questi temi dai corsisti sono stati realizzati alcuni lavori che in coerenza con gli obiettivi di competenza individuati permettessero loro di produrre e riflettere su tematizzazioni e problematizzazioni proposte. I dati per la costruzione delle esperienze laboratoriali sono stati ricavati dal fascicolo di materiali storiografici forniti ai corsisti; sono stati realizzati:
• Il grafico sull’andamento demografico dei quattro mandamenti (quartieri) del centro storico;
• Tre tavole a colori sullo sviluppo urbanistico della città, l’ultima –la più significativa – dal titolo “La mappa dell’esodo”;
• Una tavola su “Palermo antica e i suoi mercati”
RITORNO AL PRESENTE CONSAPEVOLE: CONOSCENZE E COMPETENZE
• Elaborare informazioni in generalizzazioni, ricapitolazioni, seriazioni;
• Classificare informazioni a seconda che pervengano a mutamenti, a permanenze, a eventi.
• Scoprire e dare significato alla dimensione storica del mondo attuale;
• Scoprire e comprendere i rapporti della dimensione biografica e auto biografica con la dimensione collettiva dei processi storici.
• Riconoscere ed individuare le permanenze
• Scoprire e dare significato alla dimensione storica del mondo attuale.
Il ritorno al presente ha recuperato, sotto forma di testo espositivo, fatto redigere ai corsisti il percorso di insegnamento/apprendimento sin qui effettuato. Sono stati evidenziati i mutamenti e le permanenze, cioè cosa è cambiato nei prodotti presenti sui banchi dei mercati, nel modo di vendere (eventualmente nei prezzi), cosa è rimasto uguale nelle modalità di vendita, cosa non si vede nella vita del mercato ( p. es. le varie forma di contrattazione), e il limite spesso labile fra legalità e illegalità di alcune attività di contorno. Si è lasciata libertà di espressione ai corsisti puntando, tuttavia, sulla riflessione su di un presente che a questo punto, è consapevole del passato, sia quello personale che quello della società e del sistema-mondo a cui apparteniamo.
In secondo luogo, i corsisti sono stati chiamati a redigere delle schede su alcuni mestieri popolari che sono rimasti pressoché immutati nel periodo oggetto della ricerca, soprattutto venditori di cibi tradizionali della cucina “di strada” palermitana da consumare, appunto, in strada (pane e panelle, pane ca’ meusa, sfincione, olive), altri meno legati alla tradizione cittadina come “l’ammola coltelli” (l’arrotino) o il banditore delle riffe, piccole e diffuse lotterie rionali. Questa attività ha finito con il costituire un momento di riflessione sulla propria identità e- in ultima analisi- un rinforzo rispetto ad un senso di appartenenza a cose e situazioni affettivamente significative.
Infine, sono stai fatti costruire dai corsisti alcuni diagrammi temporali su una periodizzazione di breve termine e con indicatori e tematizzazioni inerenti la storia del miracolo economico italiano e delle trasformazioni della città, che sono serviti a mettere in atto buona parte delle competenze che ci si era proposti di attivare in questa fase finale del laboratorio.
Per le competenze attivate sono state utilizzate: la tabella su “Nuclei fondanti e competenze nella prima scuola di base” annessa all’articolo di Ivo Mattozzi, in Dai nuclei fondanti alle competenze alla storicità del sapere, in Bollettino di Clio ‘92, n.3, dicembre 2000; e gli obiettivi di apprendimento dei programmi di Storia degli Istituti Professionali (D.M. 31 gennaio 1997).