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La memoria del terrorismo - Dicembre 2008

 

LA STORIA E LA SCUOLA ATTRAVERSO I GIORNALI

Tra vittime e carnefici

La discussione su una memoria non condivisa 

di Paolo Bernardi

  Rassegna stampa Clio '92

  Dicembre 2008

Il 2009 si è aperto con una polemica giornalistica fondata sul tema della memoria, e questa non è una novità. E nemmeno è nuovo il contesto di riferimento: le “memorie divise” dei protagonisti degli “anni di piombo”, i terroristi da una parte, i parenti delle vittime dall’altra.

Il casus belli è stato, come è noto, l’invito fatto dall’Università La Sapienza all’ex BR Valerio  Morucci per un confronto con gli studenti in merito alla sua esperienza di militante della lotta armata (La Repubblica, 2 gennaio 2009: Morucci in cattedra, tensione alla Sapienza ; Corriere della Sera, 3 gennaio 2009, Ma ora voglio parlare con la destra estrema ), e l’episodio ha scatenato una ridda di prese di posizione, che sono arrivate a tracciare un parallelo (quantomai ardito) tra la lezione dell’ex brigatista e l’invito (poi abortito) della stessa università a Benedetto XVI…

Lasciando perdere le peggiori derive della strumentalizzazione politica, il caso Morucci-La Sapienza ha avuto il pregio di richiamare alla nostra memoria una serie di articoli che, nel mese di novembre e di dicembre, si sono riferiti, con motivazioni e con punti di vista a volte molto diversi,  alla medesima questione: esiste la possibilità di offrire testimonianze sugli anni del terrorismo da parte dei protagonisti, in negativo, di quella stagione, senza per questo suscitare l’irritazione, quando non l’ira, di chi fu, direttamente o indirettamente, vittima della loro violenza? E, più in generale, una memoria collettiva così traumatica può dirsi effettivamente condivisa quando un tribunale ha dettato la sua “verità”, o solo quando il processo di “pacificazione” è compiuto e quella memoria non è più oggetto di recriminazione (e di strumentalizzazione) politica?

Hanno aperto il tema, all’inizio di novembre, Luigi Manconi e Andrea Boraschi, con un loro intervento “fuori dal coro” sull’Unità (Unità 3 novembre 2008, Mambro, Petrella e la memoria collettiva ).

Successivamente è stato un incontro tra i parenti delle vittime ed un gruppo di studenti universitari ad offrire l’occasione per illuminare il punto di vista alternativo (Corriere della Sera, 23 novembre 2008, Le vittime degli anni di piombo. Autobiografia di un’altra Italia ).

Sempre dalla parte delle vittime, con grande equilibrio e profondità di riflessione, anche la  lunga intervista di Liberazione alla figlia di Guido Rossa (Liberazione, 5 dicembre 2008, Sabina Rossa: “Cari brigatisti, confrontiamoci alla pari), a cui ha fatto eco la figlia di Walter Tobagi (Corriere della sera, 22 dicembre 2008, Casa della memoria, conoscere il passato per combattere il terrorismo ) che, rinnovando l’appello alla conservazione della memoria, ha gettato un ponte tra questo pezzo della nostra storia contemporanea ed altri ancora molto “caldi”, come la resistenza e la deportazione.

Per cui non mi sembra fuori luogo concludere questa rassegna allargandola, senza ulteriori commenti, a tre interventi sul tema generale della memoria, dell’oblio e dell’uso pubblico della storia, che illuminano altrettanti punti di vista (una volta sarebbero stati definiti rispettivamente “di centro”,  “di sinistra” e “di destra”): quello di Belardelli sul Corriere (7 novembre 2008, Perché nel paese diviso non ci può essere nostalgia del passato ), quello di Collotti sul Manifesto (8 novembre 2008, La memoria come risorsa antifascista ) e quello di Rossi sul Secolo d’Italia (14 novembre 2008, Fa bene Sarkò: memoria, ma anche oblio )

 

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